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Prima di rispondere è meglio dare alcune definizioni: si chiama arnia, la casetta delle api vuota. Quando l’arnia è abitata dalle api, il sistema formato dalle api e l’arnia si chiama alveare. All’interno dell’alveare, le api costruiscono dei favi di cera, costituiti da decine di migliaia di cellette esagonali, utilizzate come magazzino per conservare nettare e polline (che in seguito diventerà pane delle api) e per allevare le larve che, dopo il processo di metamorfosi, diventeranno vere api.
In un alveare ci sono tre caste di api: una regina (che dovrebbe essere l'unica, ma a volte non è sempre così, lo vedremo in seguito nel paragrafo "sciamatura"...), le operaie e per ultimo i fuchi (sono i maschi), presenti solo da primavera a fine estate. Le api operaie, sono le più numerose, hanno una specializzazione diversa in base all’età: quando nascono, si occupano della pulizia delle cellette, dal terzo giorno accudiscono la covata fornendo miele e polline alle larve adulte, dal settimo giorno circa iniziano a produrre attraverso particolari ghiandole, la pappa reale, che viene data come nutrimento alle larve giovani (hanno meno di tre giorni di vita dalla schiusa dell'uovo) e alla regina. La pappa reale viene prodotta dall'ape a partire dal polline, dal nettare ed in piccola percentuale anche dall'acqua. I tre elementi elencati sono raccolti dalle api adulte (cioè quando hanno almeno due settimane di vita) nell'ambiente circostante. Queste api adulte prendono il nome di bottinatrici, sono loro che hanno il compito di raccogliere (bottinare) sui fiori il nettare ed il polline, ma anche l'acqua e la propoli: una resina prodotta dalle gemme delle piante con potere cicatrizzante ed antibatterico che le api utilizzano all'interno dell'alveare per riempire le fessure tra le giunzioni delle pareti e il tetto, per eliminare gli spifferi di aria fredda. In questo modo, facilitano il compito delle api "fochiste" che è quello di scaldare la covata e di mantenerla ad una temperatura costante tra i 35 e 36 °C, indipendentemente dalle condizioni climatiche esterne. Questa temperatura media si registra solamente quando nel nido è presente la covata da allevare (da fine inverno all'autunno), mentre nel periodo invernale in assenza di covata la temperatura all'interno del glomere è compresa tra i 12 e i 30 °C. Le api non vanno in letargo in inverno ma entrano in fase di diapausa, le attività metaboliche sono ridotte, le attività di volo avvengono solo con temperature esterne superiori ai 10-12 °C e servono alle api per fare i loro bisogni in natura. La presenza della propoli all'interno dell'alveare aiuta a mantenere il nido in condizioni salubri, impedendo proliferazioni batteriche fuori controllo.
Le decisioni all'interno dell'alveare non sono prese dalla regina, ma dall'insieme delle api, è interessante sapere che le comunicazioni avvengono in diversi modi: per esempio la danza sul favo viene adottata dalle api esploratrici per comunicare alle compagne dove trovare le fonti di cibo, oppure alcuni segnali vengono trasmessi in modo chimico attraverso i ferormoni emessi dalle api (dal greco: trasporto dello stimolo/segnale). In questo caso esistono i ferormoni del pericolo, del richiamo e il ferormone reale che emette la regina per creare coesione nella colonia. Se per esempio in un alveare non dovesse esserci più la regina, nel giro di un'ora tutte le api sanno già di essere in una situazione di orfanità, quindi hanno modo di agire di conseguenza, allevandone una nuova a partire da una giovane larva di ape operaia.
Se si considera che quello scritto sopra è solo una piccola frazione del sistema alveare e che il grado di specializzazione di ogni ape presente è differente in base all'età (dove ognuna ha il suo compito ben preciso), si può affermare che un singolo individuo non può sopravvivere senza la stretta collaborazione di tutto l'insieme, questo fa sì che l'alveare sia considerato da alcuni studiosi un superorganismo.
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